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LEG 1 – Veloci verso Santa Marta

Postato su 15 Gennaio 2020 da Paolo Casoni

Mar dei Caraibi
15 gennaio 2020
local time 04,30
Posizione: 12°05′ Nord 073°35′ Ovest

Distanza percorsa da S Lucia: nm 767 – Mancanti a Santa Marta nm 54

Il viaggio per mare a vela è solitamente lento, un affare intimo, che induce alla lettura ed alla riflessione, con il tempo che si dilata fino ad assumere contorni sempre più sfumati e regolato da ritmi più naturali che costruiti; il sole è il padrone del giorno, la luna e le stelle della notte, e poi ci sono il vento ed il mare che non sempre stanno a guardare, ma dettano il ritmo. Questa traversata ha avuto loro come direttori d’orchestra. Questo tratto di mare, non più oceano atlantico, ma Mar dei Caraibi, copre una distanza di oltre 1000 miglia da est ad ovest e 500 verso nord; un oceano particolare, che ha però caratteristiche geografiche di un mare chiuso, incorniciato come in un ovale naturale, con a nord Cuba, Haiti, ad est la barriera caraibica, a sud e ad ovest il Sud America, che ne racchiudono la potente energia che fatica ad esprimersi proprio per i confini naturali, quindi noto per le sue acque agitate, ed il suo vento deciso, mai rabbioso, ma forte, tanto forte e costante, maledettamente o fortunatamente costante. Il moto ondoso, agitato da tanto vento e dalla consueta swell rotta dai reef lontani, è però impossibilitato a sfogare l’energia verso ovest, quindi la potenza del mare rimbalza in profondità e ritorna a rimescolare il tutto creando onde inaspettate per forza e direzione. Quindi un mare violento e confuso, con onde che facilmente raggiungono i 6 metri, ma non sempre regolari, come ci si aspetteremmo da un oceano aperto. Una traversata molto impegnativa, e molto tecnica nella scelta del corredo velico e della meteo-rotta migliore. Cosa è una meteorotta? Oggi i sistemi computerizzati di analisi meteorologica possono interfacciarsi con le nostre carte nautiche digitali, dove noi inseriamo punto di partenza e di arrivo, con le caratteristiche del mezzo (dobbiamo inserire le così dette polari, ovvero coordinate numeriche differenti per ogni imbarcazione e che ne determinano prestazioni a seconda delle condizioni del vento). Il computer elabora i dati e ci fornisce indicazioni per la rotta più veloce, che non sarà mai una retta diretta dal punto A al punto B, ma presenterà forme che derivano dalle variazioni meteorologiche di quella tratta. Una meteorotta affidabile non supera però i 3/4 giorni, giusto poco meno del tempo di questa traversata.

Il vento non ha mai mostrato cenni di stanchezza o cedimento, ha sempre soffiato, non rabbioso, ma forte e deciso, mai sotto i 30 nodi, con punte interminabili a 37/38 fino a 43 in raffica; più deciso nella parte nord della traversata, meno violento più a sud. Ovviamente abbiamo scelto la parte alta, descrivendo sulla carta una parabola dolce verso nord ovest, per poi discendere progressivamente verso sud ovest. Ariel ha superato se stessa, in docilità di manovra, stabilità in condizioni a tratti violente per la irregolarità delle onde che sembrano nascere dal nulla ed improvvisamente si alzano e ti colpiscono; ma lei ha sempre reagito da vera signora, tanto da trasformarsi più in solida nave che in una comoda barca a vela.

Ma la cosa che ci ha sorpreso di più è la velocità che abbiamo ottenuto. È abitudine segnare le miglia percorse nelle 24 ore nel diario di bordo; normalmente oscillano dalle 150 (venti deboli) alle 170 ( venti freschi). In questo percorso abbiamo registrato 196 miglia il primo giorno, poi 203 e 209, fino a registrare ieri il picco massimo di 97 miglia in 10 ore, ovvero alla media di 9,7 nodi, (un record assoluto per una barca di 27 tonnellate) ed oggi che siamo in dirittura d’arrivo, probabilmente supereremo le 210 miglia nelle 24 ore. Sarà stata l’analisi della meteorotta? La scelta del timing della strambata? Appositamente allungata di una cinquantina di miglia per avere un bordo favorevole all’utilizzo del tridente di Ariel? (Il tridente è una mia creazione, ovvero l’insolito utilizzo di genoa tangonato a prua, trinchetta al lato opposto, non lascata, ma tesata il giusto, portata dal lato della randa, sventata e ridotta di una mano). Con vento apparente a 150 gradi questa configurazione mette Ariel su un binario, ovvero stabilizza rotta e prua, acquistiamo mezzo nodo con 15 nodi di vento, ma 2 nodi con 30 nodi di vento, per cui ieri abbiamo corso costantemente sopra i 10 nodi di log. Oppure sarà stata la corrente? sempre di 1,5 nodi a favore? O le vele della Olimpic Sail? E’sempre una sommatoria di fattori e soprattutto il dettaglio che rende speciale un evento; in questo caso all’analisi delle posizioni delle ore 12 di ieri eravamo in testa al nostro gruppo e secondi assoluti. Vento, mare e corrente sono uguali per tutti, quindi in queste ultime 24 ore abbiamo curato ogni dettaglio per mantenere il vantaggio. Scopriremo a breve perché mancano 46 miglia all’arrivo.

Intanto stiamo scendendo verso terra e questo marone (grosso mare) è in parte frenato da un promontorio gigante, come è gigante il Sud America.

A presto dalla terra di Simon Bolivar (che poi lui era Venezuelano di nascita, ma Colombiano di cuore).
Paolo & Ariel Crew

Postato in Notizie
LEG 1 – Al largo del Venezuela
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