Oceano Pacifico meridionale, a sud dell’8° parallelo
Posizione 08°01′,00 Sud 118°20′,00 ovest
miglia percorse da Galapagos 1760 circa e mancanti 1202 a Hiva oa
cielo sereno, con qualche disturbo nuvoloso a nord e verso ovest, dove stiamo andando e dove probabilmente nei prossimi giorni potremmo incontrare qualche fenomeno temporalesco.
temperatura ampiamente sopra i 30°C con tasso di umidità accettabile per essere a metà di un oceano.
Il vento è stato costante una volta a sud del 5° parallelo, sebbene debole e mai violento, nemmeno in prossimità dei rari groppi (squalls) che sono così frequenti in qualsiasi oceano tu vada, ma in pacifico finora sono stati, appunto, pacifici.
Ieri è stata la giornata dedicata a Nello, il nostro SPI, messo a riva alle 14, e ci ha permesso di cogliere ogni brezza in poppa piena (vento da dietro a 180°), dato che era molto debole (12 nodi reali e 6/7 di apparente)e permesso di navigare a 6,5 nodi, contro i 4 con vele bianche. La Navigazione sotto spinnaker con una barca come Ariel non è semplice, nel senso che contrasta un po’ con la consueta navigazione oceanica, dove regoli le vele, l’autopilota modalità a vento, e fine, Ariel fa quello che deve fare, e sinuosamente danza portandoti in sicurezza verso ovest. Lo Spinnaker invece è una vela leggerissima, di 220 mq, che sente ogni refolo ed ogni cambio di assetto della barca, quindi con 2 metri di swell al giardinetto, vive momenti in cui sta pieno e gonfio “tirando” davvero come una pariglia di cavalli, altri invece in cui soffre l’onda ed il repentino cambio di direzione del vento, sgonfiandosi dal lato della scotta, e perdendo potenza. L’unica soluzione è condurre a mano il puledro Ariel, e così faccio per alcune ore nel pomeriggio spingendola con 10/12 nodi di vento fino a 7; ma il gioco non può continuare nella notte, con il rischio che, a parte i rinforzi di vento, ma che qualche imbardata del lato sottovento possa ferire la preziosa vela e strapparla; poi preferisco sempre una conduizone in sicurezza e comfort, anche a scapito di minore velocità. Scelta giusta anche relativa all’analisi meteo, con vento in rinforzo già dalla notte. Assetto a vele bianche, ma aggressivo, che ho defiito 3D (acronimo di TRIDENTE), con a riva randa piena, lascata fino alle sartie posteriori, genoa tangonato sulle proprie mura, e yankee libero dall’altro lato, dalle mure della randa a raccogliere quel vento che in un assetto normale si sarebbe perso tra le sartie per scivolare verso il mare… mentre ogni alito deve essere raccolto da una vela.
Il 3D ha tre vantaggi: il primo che raccogliamo tutto il vento che arriva dal giardinetto, ma tutto, il secondo che acquistiamo mezzo nodo se il vento è leggero e fio ad 1 nodo quando supera i 17 nodi, questo significa che ogni 24 ore percorriamo da 12 a 24 miglia in più rispetto ad un assetto normale a vele bianche; il terzo ed ultimo vantaggio è la stabilità della barca, che subisce molto meno il fastidioso rollìo oceanico. Il difetto è che non possiamo tenere una direzione del vento in poppa piena, ma al giardinetto di sinistra, con una rotta a destino di 10 /15 gradi spostata, ma, come insegnano le tabelle di velocità nelle regate, se la velocità della barca è superiore al 10% rispetto alla rotta più breve, conviene sempre la rotta più veloce. L’andatura in poppa piena è la più lenta, sempre. Lo spinnaker infatti è una vela tecnica, sempre usata nelle regate proprio perchè aggiunge sale alla corsa, inserendo la variabile abilità dell’ equipaggio, nellle nostre lunghe navigazioni oceaniche sto notando che è più la fatica che il reale guadagno, però è divertente, è tecnico, ed al timone di dà ebbrezza, e quindi sia, ma a piccole dosi. Infatti oggigiorno anche le barche della Golden Globe, (regata intorno al mondo in solitario senza scalo e senza assistenza) gli Imoca 60, non hanno più lo spinnaker, ma solo gennaker di piccola taglia (bisogna sempre ascoltare, leggere per imparare), ed assimilo moltissimo dalla condizione tecnica della conduzione della barca del solitairo, per la semplicità delle manovre e la purezza dei gesti che a bordo devono avere il minimo rischio con la massima resa, non tanto per ambire a navigare da solo, ma dato che molte volte siamo solo in due, od altre con ospiti senza esperienza di regata, avere una gestione al massimo della sicurezza è vincente, e soprattutto laddove hai sicurezza, hai tranquillità, ed in mare qua in mezzo abbiamo bisogno solo di questo.
I lettori perdoneranno qualche digressione tecnica, che sarà invece apprezzata dai velisti, però ora sento Ariel correre a 8 nodi, con il 3D, perfettamente stabile, in rotta con 19 nodi di vento reale e l’oceano che si gonfia piano piano e si fa padrone assoluto, mentre la colonna sonora della play list della Ceci inonda il quadrato, un branco di delfini viene a trovarci, e lo sguardo può perdersi per ore all’infinito, ciò si avvicina molto alla perfezione.
Ieri però era il 13, venerdì, e al netto di ogni superstizione, ogni cosa si toccasse segnalava un problema. Abbiamo iniziato con il motore, che abbiamo acceso perchè era da giorni in silenzio, ed ad Oliver non piace essere lasciato tropo solo, pertanto per scaldare l’acqua del boiler, anche perchè più veloce dello “scaldabagno elettrico”, ho acceso il motore. Passano pochi istanti, il tempo di registrare nella mia mente i nuovi rumori che devono associarsi a quelli esistenti, e mi accorgo che qualcosa di diverso si profila alle allenate orecchie, ed infatti dallo scarico non esce acqua, ma solo fumo. Si spegne e cominciano i controlli in sala macchine: girante e filtro acqua di mare, entrambi a posto. Pensiamo di avere qualcosa che blocchi dall’esterno il flusso d’acuq nella presa a mare. Predisponiamo la Gopro per una ripresa subacquea in navigazione per esplorare la carena: nulla di anomalo, nè sacchi di plastica o reti o quant’altro di sospetto.
Deconnettiamo quindi la presa a mare e verifichiamo la pervietà assoluta del tubo e della presa stessa, che aperta e libera fa entrare il consueto fiotto d’acqua. Mumble mumble. Non capiamo. Unica cosa strana è l’assenza di acqua nel circuito presa a mare, tubi e filtro, come se fosse svinata e come se ci fosse entrata aria. Check di tutte le fascette del sistema che appaiono tutte molli, e provvediamo a rivinare il circuito e correggere la stretta delle fascette. Ridiamo vita ad Oliver e sembra tutto a posto, l’acqua esce regolarmente. Mettiamo a riposo e dopo una mezz’ora provo un secondo tentativo a conferma che il pericolo è scampato, ma ancora mi pare di percepire lo stesso problema. Siamo però in lavorazione con lo spi, spengo tutto e godiamo della vela, attribuendo al venerdì 13 la causa di tutto.
Domani è un altro giorno e vedremo; il domani di ieri è l’oggi, ma è sabato e non lavoriamo al motore, lo faremo lunedì, ora ci godiamo questo oceano fresco, brillante ed energico nella speranza di recuperare miglia verso ovest, dove almeno abbiamo la certezza che non verremo utilizzati come “maiali lunghi” e messi allo spiedo, ma speriamo accolti con la attuale consueta (dicono) gentilezza d’animo e curiosità. ANche noi siamo curiosi, come i bambini, mentre coinciamo a leggere resoconti e guide per progettare una visita programmata alle isole del gruppo delle Marchesi che visiteremo. Quello che però ancora non ci è dato di sapere è se la nostra crew attuale potrà fare ritorno in Italia, stanti le attuali restrizioni sui voli aerei da e per l’Europa via U.S.A., fatto che potrebbe costringerli a rimanere a bordo fino a nuove linee guida. Margherita con Maurizio e Beppe si stanno preparando mentalmente ed organizzando per restare ancora un mese, almeno fino a Papeete, sperando in un progressivo quanto auspicabile ridimenisonamento del serio problema del covid 19.
A domani da Ariel team