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Un oceano confuso: verso le Fiji

Postato su 11 Luglio 2020 da Paolo Casoni

Oceano Pacifico centrale
Posizione 16°26′ S  160°14′ W
Miglia percorse 570 mancanti a Fiji 1187

Miglia percorse nelle 24 ore 180 ad una media di 7,5.

Vento da est sud est dai 20 ai 32 nodi, swell da sud est di 3 metri, periodo 8 secondi, onda da vento da est di un metro e mezzo, poi ci sono altre onde che arrivano dalle basse pressioni australi a creare un oceano confuso, aritmico, dove trovare il respiro è a volte difficile, perché è un respiro raramente regolare, più spesso a singhiozzo, mai disteso, nervoso. I groppi si succedono frequenti e sono diversi da quelli dell’atlantico, questi sono più estesi, meno rabbiosi e più regolari come direzione del vento, sebbene sempre forieri di pioggia a volte torrenziale e rinforzi di 10 nodi (da 20 a 30 e così via). Ariel è a casa sua, non soffre minimamente e si lascia condurre. Non perdona tanto gli errori di regolazione delle vele, e rallenta la corsa, soffrendo più l’onda.

L’assetto migliore in assoluto con vento mure a sinistra, con angolo al vento di 149 gradi, dai 20 ai 30 nodi di vento è il seguente: genoa tangonato a sinistra (sulle sue mure) ridotto di una mano, trinchetta dal lato opposto, con punto di scotta modificato, e randa con 2/3 mani. Stabilità incredibile, tanto da vedere l’autopilota fare minime escursioni a correggere lo spostamento della prua dato dalle onde, mentre al timone è morbida come ci fossero 10 nodi. Esaltante.

Viaggiamo a punte di 10 nodi, ma ciò che conta è la media, perché 10 nodi in planata contro 6 in risalita sull’altra onda.

Il resto della nostra flottiglia ci segue, siamo l’ammiraglia e facciamo rotta. Questo tratto di Pacifico è solitamente battuto da questo vento da sud est soprattutto generoso in luglio e agosto, mentre molto spesso le basse pressioni dell'”inverno” neozelandese picchiano duro portando aria fresca ma soprattutto agitando il povero grande mare.

Ma torniamo alle scoperte della French Polynesia, ormai a 1000 km da noi! Da Raiatea, dentro la stessa laguna, abbiamo fatto rotta per la vicina Tahaa, non sperduta,  meno nobile, ma certo molto ambita, sia da un turismo più d’élite e soprattutto per il profumo esotico e più selvaggio. È l’isola della vaniglia per eccellenza, dove si esportano il tutto il mondo le più preziose varietà di vaniglia. Il profumo si avverte nell’aria mentre si pedala alla scoperta degli angoli più remoti dell’isola, e scegliamo “Vanilla Tour”, perché a Huahine già avevamo avuto l’opportunità di apprendere tutto su questa particolarissima coltivazione, che molto si assomiglia a quella delle perle, in termini di tempo e modalità. La pianta della vaniglia cresce rapida e rigogliosa in queste terre che hanno il salmastro nel cuore, però se non impollinata a mano non dà frutto. Gli insetti che potrebbero farlo naturalmente non vivono in Polinesia, pertanto l’uomo provvede ad innestare nella femmina il seme che dopo 9 mesi farà mutare di colore il baccello da verde ad ocra prima, fino a diventare marrone, a sancire la maturazione ed il momento del raccolto. Dal primo germoglio della pianta di vaniglia occorreranno da 1 a 2 anni per avere una pianta adulta, pronta per l’impollinazione, e da lì i fatidici 9 mesi di gestazione. Meraviglia e magia della natura.

A Tahaa scopriamo anche un angolino di Europa, un ristorante gestito da Bruno, uno Chef Francese che è riuscito a proporre una cucina fusion, franco-polinesiana assolutamente di buon livello, grande appassionato di vino e di distillati offre una delle migliori cantine della French Polynesia.

Scopriamo che anche il corallo può essere reimpiantato. Forse disturbato dall’eccessivo turismo, dall’inquinamento per mare e per aria (25 voli al giorno raggiungono in epoca non covid Bora Bora da Tahiti), senza calcolare tutte le altre isole provviste di aeroporto, e senza calcolare i traghetti ed i mezzi acquatici in abbondanza. Il corallo quindi muore, come se non accettasse tutto questo, forse anche per il riscaldamento globale, ma qui da secoli ci sono 30 gradi, quindi forse è solo l’intervento dell’uomo il maggior indiziato; però corre ai ripari, ed attraverso la ricerca si è arrivati a reimpiantare il corallo vivo, più resistente, laddove è morto, ripristinando nel tempo la vita di un oceano e la vita di molti reef in estinzione, soprattutto vicino ai centri maggiormente conquistati. Ecco che a Tahaa c’è il Coral Garden, una zona completamente ripopolata, parco naturale, nelle vicinanze di uno dei più preziosi resort dell’isola, ora libera da turisti pinneggianti e viceversa ricchissimo di una vita ad un metro sott’acqua che ci porta alla primordialità ed accende una speranza di rivedere nel tempo rifiorire i reef colonizzati da palafitte ed hotel di lusso. A Fakarava (atollo delle Tuamotu) nella selvaggia parte sud, il reef era straordinariamente vivo, popolato e colorato senza intervento umano.

Ogni tanto ci concediamo una guida, per imparare qualcosa in più, per sapere di abitudini o di piante o di fiori; già dall’inizio di questo viaggio, quando ci fu permesso di navigare verso il sud di Taihti, un pomeriggio dolce, in una baia deserta dento il reef, restammo colpiti da innumerevoli fiori arancioni che improvvisamente scossi dal vento abbandonano l’albero che li ha generati, per sfuggire liberi nella laguna a galleggiare placidi, conferendo un’immagine idilliaca: non sapevamo cosa fosse, semplicemente osservavamo come la terra regala fiori al suo mare. La guida che ci ha portato in canoa sul fiume a Raiatea ci ha spiegato che ‘ L’Hibiscus, che vive 24 ore, sboccia al mattino di un giallo chiaro quasi fosforescente, tanto da accendere la pianta che lo genera, poi il pomeriggio diventa arancione e perde forza, si lascia trasportare dal vento a riempire le lagune, e la notte diventa viola scuro, per morire; così ogni giorno dell’anno.

Qui a bordo tra poco si scatenerà una pioggia torrenziale, il cielo a poppa è sempre più nero, il vento rinforza e l’aria si fa umida, devo andare a preparare il nostro riparo, la “capsula”, ovvero il nostro pozzetto che diventa una stanza in più, dove entra aria, ma non pioggia. Ma ve la racconterò più avanti. Ora devo andare per non avere tutto inzuppato!

Alla Prossima da Ariel.

Paolo & Cecilia con Lorenzo

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