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Oceano Atlantico – medici e chirurghi

Postato su 28 Novembre 2019 da Paolo Casoni

Oceano Atlantico oltre il 40° meridiano
posizione  15°49′ Nord   044°17′ ovest

giovedi 28 ottobre 2019 ore 12.00 local time,  14.00 UTC,   15.00 italiane
Miglia percorse da MIndelo 1119
Miglia mancanti a S. Lucia 967

LA TAVERNA SULL’OCEANO

Giornata di sole nei trade winds, che non ci abbandonano e soffiano incessantemente dai 14 ai 16 nodi, rinfrescando l’aria che sta diventando piuttosto caldina.
28 gradi celsius e 70% di umidità relativa, in altre parole si suda facile e meno male che c’è vento.
L’analisi meteo di oggi prevede una stabilità per 24 ore, poi c’è una linea di instabilità che si chiama TROPICAL WAVE (chi ha seguito i corsi con noi ricorderà), che ci attraverserà e porterà un calo dell’aliseo (disturbato da questa onda di instabilità tropicale) e lascerà spazio a venti da sud est, non forti ma con fenomeni temporaleschi e squalls più frequenti. Questa variazione la attendiamo per domani. Oggi si vedono i primi segni, l’orizzonte a prua è più grigio ed il vento ha iniziato a ruotare da Nord EST a ENE stanotte e ad EST pieno da stamani, per questo abbiamo strambato e portato la fedele Genny a dritta ed il genoa tangonato a sinistra e riusciamo a tenere una ortodromica diretta su S. Lucia con angolo al vento 170° a sin. con 13/16 nodi di vento e dai 7,5 agli 8,5 nodi di velocità SOG (Speed Over Ground) con mezzo nodo di corrente (NEC – North Equatorial Current).
La stabilità sotto Gennaker down wind è semplicemente straordinaria, tanto che ieri sera nella Taverna sull’Oceano, mentre con generatore caricavamo il parco batterie, siamo riusciti ad usare la lavastoviglie!, fatto che in navigazione solitamente per rollio oceanico non è possibile. Con la Genny il rollìo è sparito.

Ogni sera l’equipaggio abbandona le proprie attività quotidiane, chi la infruttuosa pesca, chi la lettura, chi la meditazione, chi la contemplazione, chi il bricolage, chi le comunicazioni, insomma ognuno ha il proprio da fare, e navighiamo assorti nel silenzio dell’oceano finchè non emerga qualcosa di comune da fare. La sera però, al tramonto che riunisce il gruppo, cominciano ad emergere le prime avvisaglie organizzative per la serata in Taverna, luogo dove consumiamo la cena e per due o tre ore buone conversiamo.

Ieri durante la giornata riflettevo sul “verbo” e sulla “spada” e con questo mi riferisco agli antipodi in medicina, ovvero lo psichiatra ed il chirurgo, (casualmente insieme a bordo) a testimonianza della vastità della materia medica, che arriva a coinvolgere tutto lo scibile umano, dalla filosofia, teatro dove la mente spazia liberamente, alla pratica quasi artigianale di noi chirurghi; entrambi anelli indispensabili della catena uomo e “portare la salute” all’uomo. Nel mio studio ho due quadri antichi, del 1600, uno che raffigura l’abito del medico (con alambicchi e pozioni), l’altro l’abito del chirurgo con coltelli e forbici e seghe. Infatti l’origine chirurgica parte dal cerusico, ovvero il barbiere, che veniva chiamato ad incidere ascessi o a fermare emorragie perchè il più nobile dei medici pensatori non era in grado di farlo. La dualità tra spirito e materia, tra mente e braccio, ha portato dai barbieri a forgiare i chirurghi e dai medici a forgiare gli psichiatri, che hanno la loro provenienza dai filosofi, stirpe ben più nobile dei barbieri! In un qualche anno della seconda metà del 18° secolo Kant discute pubblicamente con Metzeger se la gestione della follia e l’insegnamento della nascente psichiatria debba essere affare dei filosofi o dei medici; risulta chiaro come è andata a finire.  Così come i chirurghi hanno timore dei meandri della mente, così gli psichiatri stanno ben lontano da pratiche mediche cruente, le temono e le evitano, per restare avvolti in una aura pensatrice, fatta di cultura e di aspetti a volte filosofici e metafisici, sebbene indispensabili alla cura. Ma riflettevo proprio sul fatto che esiste un anello di congiunzione tra materia e spirito, e passa per la biologia, che risponde sia a stimoli psichici che a turbe meccaniche, e così parlando delle nostre esperienze, alla Taverna dell’oceano, troviamo analogie tra la psichiatria e la chirurgia, analogie tra l’epressione organica di una problematica apparentemente solo mentale ed una espressione psichica di una patologia organica, e raccontavo di come, dal toccare una vena di una paziente, dal sentire come cede o come resiste alle manovre del chirurgo, si può arrivare a delineare aspetti del carattere e della vita della persona, così come il paziente psichico arriva a trasformare in organico un conflitto od una fobìa. Così si avvicinano gli estremi, ed il chirurgo rimane affascinato dai meandri della mente e dalle innumerevoli correlazioni con religione, epica e filosofia, ma al tempo stesso lo psichiatra resta affascinato dai gesti e da ciò che le mani possono fare, se unite alla mente.

Molto affascinante, ma basta con ste cose, dovete sapere che ieri abbiamo rischiato un’avaria molto importante, che avrebbe compromesso seriamente il prosieguo del viaggio. Ecco perchè dico sempre, la navigazione oceanica è semplice, ma lunga, e le avarie per usura delle attrezzature possono sempre accadere, e solitamente tutto accade in un attimo.

A Las Palmas ho fatto un buon check del sartiame nuovo (dopo le 1800 miglia da Punta ala) era corretto tesare e controllare che l’albero fosse ok. Allo stesso tempo, dato che il rollafiocco si era “bloccato” nella tratta tra Gibilterra e Canarie, nonostante una revisione mal condotta a Punta Ala dagli stessi uomini che hanno lavorato su Ariel, tanto da richiedere una nuovo check ed una nuova revisione a sostituire alcune parti usurate. Nel fare questo lavoro, peraltro eseguito a regola d’arte dai tecnici attrezzisti di ALOISOS, abituati a preparare barche che traversano l’oceano, dai mini 6,50 ai maxi yacht, scopriamo un verosimile punto debole del bompresso, nonostante i tecnici Hallberg Rassy affermassero che era tutto normale, noto una piccola “cricca” sul palo di acciaio cui viene inferito  code zero o Gennaker; decidiamo di rinforzarlo, e in poche ore l’acciaista di Gran Canaria produce un ottimo pezzo. Ora è indistruttibile. Nel rimontarlo però verosimilmente omettono di montare il fermo del gioco laterale del bompresso (molto lieve, ma c’è). Ieri a pranzo nel check visuale radar della prua vedo il perno del bompresso metà fuori! Questo significa che qualora si fosse sfilato con 180 mq di vela non più trattenuta, avremmo distrutto il pulpito della barca e chissà quale altro problema.

Ma qualcuno ha fatto sì che il mio occhio cadesse proprio là, quindi abbiamo ammainato la grande vela, costruito un paranco per rimettere in forza il pezzo di acciaio ed il perno che si stava sfilando, posizionato un nuovo fermo idoneo e rinforzato ulteriormente con un paranco in dynema, che porto sempre a spezzoni di uno e due metri a bordo, non utili, ma indispensabili. Abbiamo riarmato la Genny e in una mezz’ora di lavoro abbiamo risolto. E’ sempre colpa del comandante, avrei dovuto controllare alla partenza da Gran Canaria che fosse stato fissato a dovere, ma mi sono fidato della loro professionalità. Meno male che lo sguardo è andato nella giusta direzione ieri a pranzo.
Vi dovevo parlare oggi del ritmo sonno veglia e di altre interessanti correlazioni tra oceano e risposta del corpo umano, ma lo lasciamo per domani.

Postato in Notizie
dall’Oceano Atlantico – la palestra di bordo (e altri sprazzi di quotidianità)
Dall’Oceano Atlantico: il sestante e la navigazione astronomica

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