28 gennaio 2020 ore 0330 local time
Posizione 09°45′ Nord 079°33′ Ovest
Mar dei Caraibi in rotta dalle San Blas a Panama (versante atlantico, ovvero la città di Colon) e precisamente Shelter Bay Marina.
Il granchio che il Kuna Yala ci aveva promesso per pranzo non è mai arrivato, quindi in accordo con gli amici di Milanto siamo partiti per di Lemon Keys, una decina di miglia più a ovest, facendo vela sotto un cielo sempre più grigio, un grigio denso, un panno sulla testa. Ci ha rubato i colori, il turchese luminoso, il giallo ocra dei coralli, il blu delle passe più profonde, l’azzurro tenue delle lagune vicino alle spiagge, ed anche il verde delle palme si è appannato. E poi la pioggia, a tratti torrenziale da riempire quasi un secchio lasciato a poppa e da costringerci a vuotare il tender appeso alle gruette a poppa perché preoccupati dal peso di tanta acqua. Presto montiamo le protezioni disegnate dal sottoscritto ed abilmente eseguite da tappezzieri toscani e di Santa Marta; una protezione a moduli che rapidamente si installano e riparano dalla pioggia, dal vento forte, così come dal sole a volte implacabile, lasciando il pozzetto come veranda sul mare e non costringendo gli equipaggi ad indossare cerate per ripararsi. Siamo l’unica barca ad avere una protezione così efficace, però tutto oggi non ha colore. Davvero un peccato, perchè non abbiamo molti giorni per restare ad aspettare il sole.
Ci spiegano che il clima si sta modificando anche qui; la stagione delle piogge è al termine, ma quest’anno ha strascichi che si prolungano di alcune settimane, portando una variabilità inconsueta in questo periodo dell’anno. Lo spostamento a vela ci fa scivolare dolci comunque verso l’ancoraggio, facendo gimcana tra il reef aiutati dagli occhi digitali della strumentazione di bordo, e delle nuove carte Navionics, che abbiamo scoperto essere affidabili. Abbiamo anche un portolano davvero ben fatto, “The Panama Cruising Guide” di Eric Bauhaus, che definirei indispensabile, con alternanza di immagini prese dal satellite e da disegni precisi, così come la descrizione di un italiano che ha già navigato da queste parti con Refola e nel suo libro riporta fedelmente latitudine e longitudine degli ancoraggi più significativi e sicuri. Ci accorgiamo presto da soli che non è difficile fare vela in queste acque, se si procede con cautela e con estrema attenzione, anche perchè la marea è inifluente, arrivando a soli 30 cm. Abbiamo scelto l’isola di Banedup in questo atollo perchè è abitata da due famiglie che occasionalmente, se ne hanno voglia, ospitano persone a pranzo o a cena. Arriviamo però di domenica e pur pregustando l’aragosta in stile Kuna, presto scopriamo che è giorno no, oggi dicono che non hanno voglia di cucinare per noi di Ariel e MIlanto, e capiamo anche perchè il granchio non è mai arrivato.
Pazienza, ci scateniamo nella panificazione di 900 grammi di pasta per la pizza e la Ceci sforna a ritmo musicale 4 pizze straordinarie mentre fuori continua a piovere, e lo farà per tutta la notte. Oggi è l’ultimo giorno alle San Blas e dobbiamo cambiare atollo per raggiungere il centro operativo dell’arcipelago, l’isola di Porvenir, capitale e zona di immigrazione per barca ed equipaggio per lo stato di Panama. Tre le isole dell’atollo abitate, una è Porvenir, sede del Congresso Generale dei Kuna o Guna come è scritto sulla insegna della casa in legno, sede dell’unico Hotel delle San Blas (baracche di legno gialle e rosse)e di una pista di atterraggio per piccoli velivoli che fanno la spola con Panama City; le altre hanno un nome impronunciabile, una è di fatto un vero villaggio Kuna (Guna) Yala e l’altra simile, sebbene più piccola.
Riusciamo nonostante il tempo infame a visitarle entrambe, una per obbligo di adempimenti burocratici e l’altra per curiosità di vedere il quotidiano scorrere del tempo di questo strano popolo. A Porvenir ci accolgono i funzionari dell’ARC che hanno già preparato tutto per Ariel ed il suo team, per cui facilmente andiamo dai 3 funzionari preposti al controllo: Immigrazione con il poliziotto panamense(check passaporti e documenti barca), accettazione del capo dei Kuna, che verifica le stesse cose del primo e ci presenta il conto, ovvero la tassa per essere alle san Blas: 20 dollari per la barca e 20 per ogni membro equipaggio; poi l’ultimo funzionario del governo panamense per la clearance di ingresso, che andrà poi presentata all’uscita quando salperemo per le Galapagos. Paese che vai, burocazia che trovi. Però questa è in un clima festoso, accompagnato da un Kuna che ci fa bere acqua di cocco e ci apre maldestramente una noce per gustare la polpa di un vero cocco maturo. Riusciamo a recuperare anche due carte sim per i dati e la telefonia locale, che hanno durata di 15 gg e potremo avere connessione con i nostri cellulari.
Il nostro abbonamento fatto con la TIM, che si chiama TIM Mondo si sta rivelando infatti una sonora fregatura, come spesso accade ormai nel nostro paese; viceversa dotarsi di una scheda locale, con 20 dollari si ha internet illimitato e quindi si può comunicare con whatsapp senza difficoltà. Il pomeriggio ospitiamo due amici di Milanto, non di più perchè il nostro dinghy oltre 7 non ce la può fare, ed andiamo all’isola di Whichub Wala ed entriamo nel cuore di un villaggio Kuna. Le donne lavorano, gestiscono due negozi dove si vende di tutto, dalla ciabatta infradito alla scheda telefonica o patate; e lo fanno mentre tessono le “molas”, pezze di stoffa ricamate particolari e davvero belle. Altre gestiscono l’unico bar/ristorante del pueblo, ed altre portano in spalla neonati sotto la pioggia battente, scalzi in un dedalo di pozzanghere che sembrano laghi. Un bimbo si china e come un cagnolino fa i suoi bisogni davanti a casa, forse nell’angolo dedicato, o forse perchè ai bimbi è permesso, non sappiamo. Altri bimbi dai 4 ai 12 anni giocano a domino al riparo di una tettoia in muratura e lamiera, mentre passeggiando tra capanne originali di canna e banano, notiamo alternarsi di costruzioni improvvisate e degradate di palafitte di cemento e legno, in un contesto disordinato, decadente dove plastica e lattine riempiono barili ai lati delle “strade” che speriamo qualcuno porti in terra ferma per il ricilco prima o poi. Gli uomini, quello che dovrebbe essere la forza lavoro, bevono birra e ciondolano, immaginiamo alternandosi a partecipare a qualche commissione “politica” dei congressi delle isole, oppure per salire sulle canoe con le mogli per andare a vendere le loro mercanzie tessili: loro remano e le mogli incassano. L’immagine più bella, e vi daremo foto sul sito www.arielHR53.com nei prossimi giorni, è la scuola di Whichub Wala, nella piazza principale del paese e vicino alla grande capanna dei governatori, seduti a cerchio a bere birra e a decidere che ai turisti la bandiera si vende a 20 dollari… non uno di più, ma nemmeno uno di meno.
La notte piano lascerà spazio al sole, speriamo oggi sia così, abbiamo visto dal meteo che verso ovest si prevedono schiarite, mentre in effetti procediamo sotto un manto stellato spinti dal nostro Oliver perchè il vento stanotte è rimasto, come la pioggia, alle San Blas.
A domani da Shelter Bay
Paolo & Crew