Martedì 3 dic ore 0215 local time
Miglia mancanti a St. Lucia 204, percorse da Mindelo 1859
Quasi un altro oceano lasciato a poppa.
Stanotte non si naviga, si scivola come su una attrazione di Disney World, è una impressione solo apparentemente diversa dal solito, non è cambiato molto, se non che il mare si è come appiattito, il ritorno di Mr Aliseo ha levigato le onde della linea di instabilità e limato la superficie dalle creste da vento, le nuove si devono ancora formare, per cui siamo su colline liquide e morbide, ed Ariel scivola come se fosse attirata e non spinta. Il vento è in aumento e presto compariranno le onde che lo stesso vento genera, a mescolarsi con la swell da nord ovest (le colline) che sono sui 3 metri, e vengono dal lontano Canada, dove una forte depressione sta agitando per davvero l’Atlantico del nord.
Oggi il comitato di regata ci ha comunicato che due barche della Mini Transat, quella che fanno con barche di 6,50 mt, ovvero quasi un terzo di Ariel, hanno disalberato e sono state abbandonate; fortunatamente gli skipper (in solitario) sono salvi e le operazioni di soccorso sono in atto. Il problema vero per la flotta di 85 barche dell’ARC Plus, più altre 250 della ARC normale, dietro di noi, le troveranno lungo la rotta alla deriva, pertanto hanno consigliato massima allerta.
Cosa si fa in questi casi? E’ vero che l’oceano è grande ed una barchetta di 6 metri è piccola, però, sebbene remota, la possibilità di una collisione esiste. Se fossimo coinvolti dovremmo navigare con il radar costantemente acceso e tarato in modo da evidenziare anche piccoli natanti, come si fa quando si naviga nottetempo sotto costa nei nostri mari, per schivare piccole barche di pescatori. Normalmente in oceano non si usa il radar, perché ogni nave o barca che si incontra è dotata di sistema AIS (Automatic identification system) in modo da fornire in tempo reale con consumi energetici ridotti, la propria posizione, velocità, rotta ed identificativo internazionale. Il radar invece emette onde che vengono riflesse e registrate sul proprio schermo, pertanto oggetti anche piccoli vengono letti come potenziali ostacoli. La taratura del radar è fondamentale per evitare che falsi echi attivino gli allarmi. Ad esempio in oceano la difficoltà sta nel trovare il giusto equilibrio della lettura delle onde radar perché anche grosse onde del mare o la pioggia sono lette come ostacolo. I radar di ultima generazione hanno funzioni sofisticate e se bene tarati rappresentano davvero un ausilio fondamentale per la sicurezza. Il problema vero è il consumo energetico, che in caso di uso continuativo del radar, almeno di notte, porterà a rettificare la tabella dei bilanci energetici per adeguare la opportuna produzione di energia. Una funzione molto utile è la trasmissione temporizzata, che permette al radar di scansionare il mare davanti a sé per 3 minuti ogni 15, ad esempio; un occhio che vede davanti a noi fino a 24 miglia, ma per avere una buona lettura, diciamo che si avvicina alla certezza al 100%, rischiando un falso allarme per un’onda più grande delle altre, deve essere tarato a 6 miglia, ampiamente sufficienti a garantirci la sicurezza di non entrare in collisione.
Il “trivele”
Invece Ariel con la sua squadra di non più giovani se la sta giocando bene questa regata. Dalle posizioni di oggi siamo settimi su 95 barche, a primi assoluti nella nostra classe, posizione che copriamo dalla partenza. Una sola ci insegue e ci tallona, ma dietro il vuoto per molte miglia. Mi spiace che La Ceci non sia con noi per vivere non solo la velocità di questa traversata, ma propio il senso della competizione vissuto però con la massima prudenza senza mai mettere a rischio l’equipaggio. Infatti provando ogni armo velico possibile per correre in sicurezza, ho trovato che il “trivele” è quello che ci sta dando più soddisfazione, soprattutto a gestire i violento groppi temporaleschi che dopo il 50° meridiano sono molto frequenti, soprattutto in un regime misto come in questi giorni. Ieri abbiamo avuto l’incontro con 3 di loro. Di giorno si intuiscono e ci si prepara all’impatto, di notte si subiscono, quindi meglio avere un’armo (ovvero essere con la giusta velatura per non rischiare rotture od altri guai).
Improvvisamente l’aria si fa più fresca, umida ed il vento sale anche di due forze (da 15 nodi può arrivare a 30 in 5 minuti), la direzione può cambiare anche di 40/40 gradi, ma non oltre; sono il più delle volte accompagnati da violenti scrosci d’acqua, che i navigatori d’altri tempi trovavano propizi per rimpinguare i serbatoi inventandosi metodi di raccolta. Ieri mattina la pioggia è arrivata in 2 minuti, il tempo di toglier ei cuscini dal pozzetto e chiudere ogni oblò compreso il tambuccio di entrata a bordo; per dare l’idea delle bombe d’acqua che arrivano, in 15 minuti il secchio che era a poppa si è riempito per metà! Avere una invelatura organizzata con il “trivele” (3 vele in contemporanea – randa ritenuta, fiocco tangonato opposto alla randa e trinchetta libera aperta invece dal lato della randa) e gestibili dal pozzetto della barca, senza dover andare a prua a manovrare, rende la navigazione super-sicura in questi frangenti, soprattutto con equipaggio ridotto. Nel nostro caso possiamo sopportare senza toccare le vele a segno fino a 30 nodi, e quando accade osserviamo solo una grande accelerazione senza particolari modificazioni dell’assetto. In caso invece avessimo scelto un armo velico con spinnaker o Gennaker (le grosse vele colorate di prua), non potendo sopportare troppo vento (sono vele da usarsi quando c’è poco vento) e soprattutto se repentino, ogni equipaggio, non solo noi, è costretto ad ammainare e riporre la vela in pochi minuti, manovra che di notte non va proprio a braccetto con la sicurezza. Per questo motivo oltre il 45°/50° meridiano, di notte vele bianche e soprattutto il “trivele” che riduce il rollio, stabilizza la prua e ci fa fare quasi un nodo in più.
Ieri sera infatti grande brindisi al nuovo armo! e soprattutto a Miss. Trinchetta, sempre usata solo ed esclusivamente con andature “ardenti”, ovvero risalendo il vento forte, ora reinventata e felicemente provata anche nelle portanti. La giornata comunque è iniziata dalla mattina con un fastidio: il generatore in funzione a ricaricare il parco batterie (lo accendiamo tre ore a giorni alterni, per fare acqua, per il pane, occasionalmente la lavatrice e per ricaricare). Stamani dopo una mezz’oretta di onesto lavoro si spegne. Parte il check delle varie possibilità, e la prima ricerca da fare è nella presa a mare,a volte si aspirano sacchetti di plastica, o alghe, dato che stiamo navigando nel consueto mare d’alghe di questo tratto di oceano; la presa a mare ha una sua ispezionabilità, con un filtro, ed è peraltro nuova. Nulla, è pulita. Il secondo check prevede la girante, ed il terzo, eventualmente, il sensore di temperatura (mi era già successo a Formentera con Mistero Blu). Morale mi calo in sala macchine e lo libero delle paratie antirumore ed antincendio, smonto la girante e la trovo completamente distrutta… e mi vengono in mente le parole del meccanico..”dottò queste giranti a romperle ci vogliono anni, e dato che non è proprio comodissima la procedura, non lo fanno mai volentieri, oltretutto il generatore lavora davvero poco in Mediterraneo”.
Ho sempre i ricambi a bordo, quindi si torna operativi in mezz’ora circa, sebbene il lavoro con il rollio ed il generatore bollente ha richiesto doti acrobatiche e di tono muscolare non indifferenti. Ma si vede che oggi è la giornata “inno al calore”. Alle 19 mi accingo a preparare la cena e penso a tutti i consigli di Cecilia, come avrebbe fatto, cosa avrebbe messo, ed alla fine va in tavola antipasto di jamon pata negra come antipasto con un Albarino freddo, a seguire un pollo arrosto al limone con patate, broccoli alla “casera” (inventati al momento) innaffiati da un Ribera tempranillo di Murcia; e fin lì tutto ok, ma il vero problema, ed ho capito la Ceci, è il calore! Ceci come ti ho pensato! Quindi al mattino sauna in sala macchine ed alla sera in cucina. Però è verosimilmente la penultima a bordo prima di arrivare, e dobbiamo dare fondo a ciò che resta della cambusa e lo dico piano, e solo a voi, ma ai miei compagni gli tocca un pollo anche stasera. Loro però lo sapranno solo all’ultimo momento! Bene, proseguo nella notte a scivolare su questo mare in parte d’argento per la luna crescente, ed infatti, come dicono i pescatori oceanici, con lei è tornato l’aliseo!
A domani.
Paolo & Crew