È arrivato prestissimo questo 2020, o meglio “twenty twenty” come dicono a S. Lucia con un inglese non appreso a Cambridge.
Ariel ci ha accolto sorridente come al solito, apparentemente coccolata dalle cure di Alby, il nostro uomo tutto fare al marina, cui avevamo affidato alcune incombenze, di fatto per nulla portate a termine.
Gli isolani di St. Lucia si dividono in 3 categorie: quelli che lavorano (working men), quelli che camminano (walking men), che si spostano per portare oggetti od a commissionare lavori per i primi; e quelli che parlano (talking men) che non fanno nulla. Alby è di questa categoria.
Alla fine però, Alby ha coinvolto quelli che lavorano e con stile ben superiore ai noti maremmani e due giorni prima della partenza abbiamo visto a compimento i lavori, copertura fissa anti UVA del tender, controllo vela (gennaker), riparazione della sedia in teck, quella che salvò da frattura certa il dott. Giombimi, e devo dire ritornata come nuova, un vero mastro falegname; così come un maestro dell’acciaio, il “cinese”, sull’isola da oltre 20 anni che ha fatto una riparazione del musone di prua pari al cantiere, ed infine pulizia della carena e controllo del parco batterie.
Questa volta anche Cecilia è venuta per il viaggio della vita, nonostante l’imminente lutto che l’avrebbe colpita da lì a poco; la mamma Lidia infatti ci ha lasciato pochi giorni fa per il suo viaggio: per lei una preghiera ed un perenne affettuoso ricordo.
Con noi Luisa e Guido che già ci avevano accompagnato in una tratta da Gibilterra alle Canarie.
Quest’isola oltre al rum ed al traffico importante, ha un clima infame ed una conseguente (piove 3/4 volte al giorno) vegetazione pazzesca. La pioggia a volte violenta rende l’aria particolarmente tersa, per cui al risplendere del sole poco dopo, tutto acquista una luce lucida che accende i colori, tutte le tonalità dei verdi, gli azzurri del cielo, il bianco delle nubi ed il rosso, il giallo ed il turchese che dominano nelle pitture delle case in legno.
I giorni non passano al ritmo lento del caribe, ma volano presi dalla preparazione nostra e di Ariel per le prossime tappe. A dire il vero noi saremmo anche pronti, però ci rendiamo conto che i seminari quotidiani su ciò che verrà dopo S.Lucia fino in Australia, sono indispensabili a fornirci materiale di studio, ma soprattutto per il timing delle tappe, con date di arrivo e partenza, con gli aggiornamenti rispetto a quanto sapevamo. È un’organizzazione complicata, ma ben condotta dagli operatori in maglia gialla dell’ARC.
Passiamo con lode il test del check della sicurezza a bordo, e partecipiamo anche agli eventi conviviali, che hanno lo spirito di amalgamare gli equipaggi delle 34 barche che oggi 11 gennaio alle ore 12 hanno preso il mare. Alcune erano già presenti con noi nella ARC Plus, altre si sono aggiunte, come SAORSA, uguale alla nostra e quasi coetanee, unica differenza la provenienza, da Wellington in Nuova Zelanda e con equipaggio tutto femminile, 4 simpaticissime signore/ine, che non hanno paura di nulla, abituate al clima aspro della terra dei Kiwi, e che si uniscono a questo rally per fare ritorno a casa; poi ci sono gli snob norvegesi del Rassy64 appena spacchettato SANA (che abbiamo già battuto peraltro), e l’amico Giorgio di Jan, il chirurgo sardo-americano, che in parlata cagliaritana doc mi dice “come dite voi in Italia preventer?” “ritenuta, dico”, e lui “accidenti è vero, la rittenutta…”, simpatico ma a piccole dosi.
E così una settimana è volata, mentre aggiungiamo cultura al nostro bagaglio di marinai d’oceano, apprendendo qualche trucco in più per l’uso del sestante al corso tenuto dallo skipper/meteorologo Chris Tibb (3 giri del mondo e 27 transoceaniche); l’ho invitato a bordo e mi ha insegnato a scaricare su PC le carte sinottiche di tutto il pianeta attraverso la radio SSB, così come affrontare il futuro della navigazione digitale, ovvero la SAT nav, per poter accedere in sicurezza a luoghi nel pianeta dove la cartografia è scarsa, non recente e non aggiornata; ci sono luoghi del pacifico con carte del 1800. Oggi la tecnologia satellitare ci viene in aiuto, fornendo la possibilità di muoversi preparando il proprio viaggio scaricandosi la cartografia sat su pc, che poi si può interfacciare con i nostri GPS e guidarci in maggior sicurezza soprattutto tra i reef delle isole del sud dove andremo nei prossimi mesi.
Sabato 11 gennaio ore 12 lo start della 10ª edizione della WORLD ARC, la circumnavigazione in barca a vela del globo. Alla serata di saluto delle Autorità e del Presidente della ARC Mr. Andrew Bishop, era presente il ministro del turismo di St. Lucia, punto di partenza e di arrivo di questo giro.
Usciamo in mare alle 11, con vento sostenuto da nord est, e studiamo il campo di partenza della regata / rally per infilarci tra i primi 6 a fianco delle neozelandesi allo sparo ed alla prima boa che ci indica dove strambare (cambiare di bordo con vento in poppa) passiamo quinti assoluti; una buona partenza fa sempre un certo effetto. Ora corriamo con vento fresco sui 27 nodi, con una mano alla randa e genoa tangonato, in rotta verso la Colombia.
Questa prima tratta è di 820 miglia circa, con una fama non buona perchè sono presenti accelerazioni del vento in avvicinamento alle coste colombiane che unitamente al fatto che verso la costa il fondale si abbassa, si crea un mare verticale molto scomodo e frangente. Ci si abbassa di latitudine e si arriverà entro quella zona chiamata dei Doldrums, o delle calme equatoriali, che se in mare portano bonacce e temporali, in terra solo temporali, ovvero una costante bassa pressione a nord della Colombia che è responsabile delle violente accelerazioni dei venti nelle ultime 200 miglia che dovremo percorrere. Ora voliamo a 8,5 nodi, con luna piena, un mare d’argento a poppa con maestro oceano lievemente agitato che scuote il sedere di Ariel che però silenziosa e contenta scodinzola verso ovest.
a domani dal team di Ariel