(Post pubblicato da Lorenzo Cipriani su Milanto Expedition: clicca qui per il post originale)
Il periodo del colonialismo inglese alle Fiji è così lontano che restano poche vestigia di quegli anni. A Suva, la capitale nell’isola di Viti Levu, solo il Grand Pacific Hotel ne conserva ancora la memoria. Dopo la seconda guerra mondiale, cui parteciparono anche contingenti fijani, la regina Elisabetta soggiornò in una camera, durante una visita ufficiale, che porta oggi il suo nome.
Un giovane maitre mi guida all’interno dell’hotel e con fare complice mi porta a vederla, poi ci tiene a mostrarmi anche quella abitata più recentemente da Henry e Megan. Inoltre mi conduce fin sul tetto, luogo proibitissimo a suo dire, per cui recita la parte di quello che, per non farsi vedere dalla reception, mi fa nascondere sul ballatoio e passare di corsa da una scala all’altra. L’azione è finalizzata alla speranza di una lauta mancia, che comunque volentieri gli avrei dato anche senza tutta questa pantomima. In seguito lo incontrerò di nuovo nelle sale dell’albergo e ogni volta mi ammiccherà come se fossimo ormai complici di chissà quali bravate. Questo episodio, apparentemente insignificante, si presta invece a raccontare un carattere diffuso fra gli abitanti delle Fiji: una repubblica con un alto livello di corruzione, governata da un presidente che ha un mandato ad interim ottenuto con un colpo di stato per mano militare nel 2006 ed è ancora in carica.