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I sogni svaniscono e gli oceani respirano, a volte tossiscono

Postato su 22 Marzo 2020 da Paolo Casoni

Oceano Pacifico
posizione 12°48′ sud 138°56′ ovest

22 marzo 2020
cambio destinazione da Hiva Oa, poi Nuku Hiva ed ora forzati dal Covid diretti a Papeete

Miglia percorse fino ad ora 3140, mancanti a Papeete 700

In mare dal 4 marzo, ormai prossimi all’atterraggio alle isole Marchesi, che continuiamo ad immaginare dalle foto che altri navigatori del passato ci hanno tramandato, veniamo informati dalla organizzazione ARC non solo che la regata è definitivamente chiusa, non solo che la nostra posizione non verrà più registrata, ma anche che le autorità Polinesiane hanno adottato misure rigidissime sulla protezione da corona virus, memori di un passato antico di due secoli, quando i colonizzatori via mare dall’Europa portarono malattie a loro ignote, causa di una decimazione della popolazione, al punto che oggi, nel 2020, ogni turista viene rimpatriato, gli alberghi ed i resort chiusi, ed anche noi naviganti, sebbene virus free, veniamo trattati come appestati e indotti ad un rientro forzato, anche se ancora non sappiamo come.

Le notizie rimbalzano di mail in mail, con toni anche minacciosi, al punto che l’eco mattutino alle chat con radio ssb sentiamo tutti gli equipaggi preoccupati e costernati per l’incertezza del domani. Noi abbiamo scelto di proseguire per Papeete perché siamo venuti a conoscenza del blocco voli interni dall’Italia e non dalla organizzazione, che viceversa si era fatta garante del trasporto aereo di due persone da Hiva Oa a Papeete, nello stesso momento in cui veniva proclamato il blocco totale dei voli interni e degli intercontinentali due giorni dopo. Una scelta forzata per garantire almeno di imbarcarsi sul volo programmato del 28 marzo, in verità già cancellato, ma con garanzia del governo Polinesiano di rimpatriare presto più turisti possibile, tutti potenzialmente portatori del virus. Non c’è scampo, anche noi naviganti siamo stati colpiti, ora reietti, sebbene sani, ma potenzialmente infetti non appena toccheremo il suolo di Papeete.

In termini pratici questo cambio di rotta aumenta di 1000 miglia la traversata, ed arriveremo a totalizzare circa 4000 miglia di mare no stop; ma non tutti navigano su Ariel, in completa autonomia anche per altrettante miglia, molti sono infatti agli sgoccioli con il gasolio e senza possibilità di fare acqua, nel senso che non tutti hanno il dissalatore; una barca ha rotto l’autopilota e sono costretti a turni al timone, altri hanno o stanno finendo i viveri, insomma una situazione non facile, che costringerà 16 equipaggi a far sosta a Nuku Hiva. Oggi l’ennesima mail della organizzazione ha decretato che le autorità con loro saranno severissime; una volta gettata l’ancora a Nuku Hiva, potranno lasciare l’isola solo in aereo, e dovranno lasciare la loro barca, che è la loro casa, all’ancora per non si sa quanti mesi; il teatro dell’assurdo.

A Papeete, a circa 700 miglia arriveremo giovedì, attraverseremo nel frattempo l’arcipelago delle Tuamotu, il primo vero paradiso dei mari del sud, con atolli incontaminati, così nell’immaginazione di ognuno, spiagge bianche, palme ed acqua turchese. L’Oceano Pacifico però riserva anche un mare plumbeo, agitato, con un cielo ricco di una varietà di nubi che fa impressione, dalle incudini nere foriere di piogge torrenziali, ai tappeti grigio chiaro, dolce e spumoso, a pani di piombo che si stendono e si sfilacciano all’orizzonte e per finire anche piccoli batuffoli bianchi con triangoli d’azzurro. Una notte di vento e pioggia senza ferite particolari, bene invelati senza soffrire abbiamo corso nel nero più nero di una luna nuova, mentre al risveglio il sole illuminava uno schermo dove il grigio era dominante, con sfumature giallastre, timide, ma senza forza.

La forza invece la mostrava l’oceano, che da agitato è diventato violento e siamo entrati in una Gale, termine anglosassone che vuol dire tempesta, fino a forza 9, con vento che dai 25 nodi ha superato i 45 per un tempo che non saprei dire, forse due ore, mentre il diluvio ci sommergeva ed Ariel volava sicura a 10 nodi con velatura proporzionata e rispettosa del mare che la accoglie. In tutto questo, una volta assestata abbiamo fatto colazione, tutti insieme, perché l’argomento del giorno non era la tempesta, ma come uscire da questo tunnel imposto dal corona virus. La violenza del mare ci ha dato invece energia e forza, la pioggia ha lavato ogni impurità e nel pomeriggio il sole è riuscito a perforare il mantello per lasciare il posto ad una notte nera, ma di stelle, con la croce del sud che finalmente riusciamo a vedere ed il vento che si è trasformato in brezza tiepida e asciutta. Nonostante questo evento drammatico, mondiale, pandemico provi in tutti i modi a calpestare i sogni ed a farli svanire, non ce la fa, questa immensa natura comunque vince, ed il nostro morale resta alto.

Dopodomani attraverseremo le Tuamotu, purtroppo non ci è consentita la sosta, ma cercheremo di riempire gli occhi ed il cuore.

a presto da Ariel

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