Oceano Pacifico, in compagnia degli uccelli
Posizione 00°15’Nord 087°52′ Ovest
Miglia percorse da Las Perlas 750, mancanti alle Galapagos 102
Vento costante da sud est dai 12 ai 16 nodi, cielo oceanico, ma diverso da quello dell’atlantico, con nubi stratificate all’orizzonte e sprazzi di azzurro, però più pallido. temperatura dell’aria sui 28 gradi, costante anche di notte, piacevole in ogni ora del giorno.
Si fa vela ormai da due giorni, e la bonaccia l’abbiamo dimenticata e siamo in corsa per il nostro rally, in recupero su chi si è portato avanti nelle calme con i venti Volvo e Yanmar.
Di giorno inveliamo Ariel più che si può, e lei è felice, mentre di notte preferiamo tenere un profilo basso, più consono a qualche ora di sonno ed in sicurezza, per non trovarci a manovrare di tutta fretta per un groppo, compagno sempre presente nelle navigazioni oceaniche; comunque anche a vele bianche con il tridente filiamo a 8 nodi, mentre saliamo a 9 con code zero e yankee.
L’attenzione però è sempre più concentrata sulla destinazione, l’arcipelago delle Galapagos, sogno di molti naturalisti ma conosciute da tutti come unico luogo al mondo dove l’impegno di forze mondiali plurigovernative (ONU) permette di conservare un ecosistema così come era alle origini della sua formazione. Abbiamo istituito a bordo un codice procedurale di rispetto rigoroso dei parametri entro i quali dovremo stare per non essere cacciati dalle isole, anche se tutto stride quando osserviamo detriti galleggianti, non sempre facenti parte del ciclo naturale, come tronchi o rami, ma di certa provenienza dell’incuria umana, dove la plastica domina incontrastata.
Dobbiamo segnalare che l’Atlantico è in apparenza più pulito, almeno fino ad ora.
Ma qualcosa nell’aria mentre scorrono le miglia cambia, ed a parte qualche momento dove enormi sconosciuti pesci fanno capolino mostrando pinne nere e sinuose curve in un lento nuotare, ciò che più ci sorprende sono gli uccelli, in numero non immaginabile e di tipologia diversa dal nostro noto, sia dalla grande apertura alare, grigi con il becco azzurro (assomiglia molto alla Sula piedi azzurri, sarà suo cugino, dato che di azzurro ha certamente il becco, ed il muso sembra una maschera veneziana), ed altri piccoli, neri con una striscia bianca nella coda,(sarà forse il fringuello di Darwin?) ed altri bianchi, eleganti, sicuramente femmine, mentre non sappiamo ancora distinguere se quelli più grandi che volteggiano senza fermarsi siano invece i lenti e pigri Albatros, oppure il Cormorano o pensiamo invece siano le più abili e velocissime Fregate.
Due di loro, “Hugo” ed “Hanna” il grigio e la bianca signora, si fermano a prua, per ore, e si lasciano avvicinare, senza paura. Hugo e non Ugo per la eleganza quasi francese del portamento, a ricordare personaggi d’arte, ed Hanna e non Anna per par condicio. Hugo fa tanta cacca a prua, però è simpatico e lo perdoniamo. Resta, poi se ne va, ma immancabilmente torna e si mette al solito posto, sul pulpito di prua, sopravento al code, e si pettina, si pulisce la coda, e fa la cacca. Ieri sera sono arrivati in 5 o 6, Hugo ha chiamato gli amici perché sentivano che c’era profumo di pizza a bordo e non si sa mai, qualche avanzo…perché la pizza di Ariel manda profumi nell’aria da ingolosire altro che le tortore!
Si sente che stiamo per entrare in un pezzo di oceano che prelude alla più vasta massa d’acqua del pianeta, l’intero oceano Pacifico, e per 5.000 miglia non avremo che acqua e qualche atollo, il sipario di questo si apre proprio con le ultime isole prima del salto, le Galapagos, dove uomo ed animale convivono quasi paritariamente.
Sono a 90 gradi ovest da Greenwich e sulla linea dell’equatore, appena qualche grado a sud. (oggi infatti Ariel ci porterà a passare lo 00°00′ verso le 13, per entrare nell’emisfero sud) – dicevo un arcipelago di 13 isole maggiori e 6 più piccole, ma con un nome, e decine ancora senza un nome. Solo 5 sono abitate e noi atterreremo a San Cristobal, e potremo visitare con la nostra barca anche Santa Cruz, mentre altre abbiamo deciso di esplorarle con gli agenti del turismo locale, pur potendo navigare anche verso Isabela con Ariel. Questa scelta deriva dal fatto che le autorità vogliono, quando salgono a bordo, un piano dettagliato al miglio ed all’ora dei trasferimenti che dovessimo decidere di fare da soli, pertanto ci limiteremo a muovere un pò di economia locale, limitando il passaggio a vela verso una sola isola.
Tutte hanno due nomi, uno spagnolo ed uno inglese, a riportare nomi di pirati o nobili della corona britannica o di terra iberica, ma dal 1892 il governo d’Ecuador ha scelto un nome per ogni isola, e nonostante molte carte nautiche ancora in uso con il doppio nome, ufficialmente dobbiamo attenerci alle nuove (si fa per dire) normative. Un inciso, per le isole di Las Perlas ho trovato una cartina del 1928, che è la più recente!. Quindi non si fa cartografia nautica da queste parti da un bel pò.
Scorre l’oceano sotto la nostra chiglia e veloci ci avviciniamo alla meta. Mancano 114 miglia, mentre il Sud America non ci fa più da protezione ed inizia ad entrare la swell del sud pacifico, ed al timone riprende la danza, sebbene l’angolo al vento sia di 60°, quindi come si dice in gergo, di bolina, dove l’inclinazione rende di solito la vita a bordo un pò più scomoda, ma non su Ariel, dove il nostro sbandamento rimane confinato a 10° e possiamo sederci a tavola per una colazione “continental” prima della connessione radio ssb alle 9, ed il calcolo della posizione con il sestante con le tre misurazioni per la meridiana e per il calcolo della longitudine, anch’essa non più un segreto. Margherita utilizza il sistema anglosassone per il calcolo della retta d’altezza, mentre io quello nostrano, però devo dire che il confronto è sempre utile ed io sono alla ricerca di un metodo semplice e veloce, da standardizzare su Ariel, che possa diventare utile a tutti coloro che vorranno apprendere qualcosa in più dell’arte del navigare. Abbiamo 3000 miglia di pacifico per mettere a punto il nostro metodo.
Alla prossima dal team di Ariel