Forse Liberi….
20 maggio 2020
Moorea, Isole della Società, Polinesia Francese
Baia di Papetoai
“Moorea sorge magicamente dall’oceano come una cattedrale. Alta, stagliata, dalle guglie verdi, coronata da nubi. Come poetici fili le cascate precipitano da scogliere ricoperte di felci. Campi tranquilli fiancheggiati da pinnacoli di verde smeraldo vi faranno stupire davanti alla bellezza della natura e la laguna azzurro brillante di Moorea farà rivivere gli idilli dei vostri sogni sui mari del sud. Case dal color pastello circondate da giardini di ibisco e uccelli del paradiso, circondano l’isola come una collana di felici e semplici villaggi eleveranno i vostri sensi e vi faranno pensare che…questa è vita! La vie heureuse, la vita felice, come dicono a Tahiti. La bellezza di Moorea è indimenticabile”
Mi piace riprendere i diari di Ariel con un passo di una comune guida turistica, confezionate per attirare l’attenzione del viaggiatore, e spesso arricchite di immagini non sempre confacenti alla realtà. Non è il caso di Moorea. E’ proprio come si legge. Un giardino senza confini.
Assaporiamo questa piccola prima conquista con gli occhi del bambino che per la prima volta si tuffa in un sogno. E siamo qui dal 27 marzo. Molti giorni sono passati anche dall’ultimo diario, quello del 9 aprile, quando ancora vivevamo nel lock down, ma non ce rendevamo conto. Quando si vive navigando per 24 giorni i confini, lo spazio ed il tempo si dilatano, mutano verso la loro cruda essenza, difficile da vivere sulla terraferma, almeno per noi occidentali; all’arrivo a terra abbiamo vissuto il deserto, la solitudine tra le banchine di un marina, senza capire che comunque eravamo fortunati rispetto a tanti altri a casa. Eravamo a Papeete, a Tahiti, nei mari del sud, ma potevamo essere ovunque. Tante cose sono successe dal 27 marzo. L’uomo si adatta a tutto, e così noi, abbiamo vissuto bene, con amici costretti per quasi un mese ad una convivenza coatta, ma piacevole, poi sono partiti, Maurizio e Beppe, lasciando un vuoto. Poi è stata la volta di Margherita, in perenne dubbio se restare o partire, a lasciare con uno degli ultimi voli Tahiti per Genova. E siamo rimasti Ceci ed io, mentre il confinamento si alleggeriva, almeno in terra, per restare stranamente serrato in mare; ovvero non si poteva navigare se non per spostare la barca per necessità cantieristiche.
Questo ci ha permesso di organizzare la manutenzione della carena, e di noleggiare un auto, e di trovare una sistemazione per 4 giorni, a rompere la routine. E’ stato il primo assaggio di vita polinesiana. Era il 27 aprile, 3 settimane fa, e da allora abbiamo timidamente iniziato ad entrare nel mood polinesiano, sebbene Papeete rappresenta la parte più “brutta”, più europea, occidentale che nulla ha a che vedere con la essenzialità della vita degli isolani dei mari del sud. Ma era già tantissimo. Abbiamo avuto la fortuna di fare gruppo con gli amici toscani Valerio e Lorenzo di Milanto, con Mark ed Amancio, loro ospiti ed ora parte di una famiglia. Poi Rachel di Starling, skipper professionista inglese, rimasta sola a gestire il trasferimento via nave Southampton della barca, ed adottata fino alla sua partenza da tutti noi. Abbiamo insieme avuto la fortuna di trovare un alloggio meraviglioso, una casa polinesiana, in legno e canna, con il tetto di foglie di banano, tutta finestre su un giardino incredibile a due passi dal reef e da una spiaggia corallina. Idilliaco.
Nonostante lavorassimo al cantiere per sistemare Ariel e Milanto tutto il giorno, il rientro a casa aggiungeva ogni giorno qualche ingrediente in più della vita polinesiana, allontanandoci dalla routine del marina, ma soprattutto ci ha restituito il desiderio di ripartire. Infatti il pericolo di queste soste obbligate, in porti sicuri, martellati da notizie agghiaccianti che ricevevamo dal mondo, porta a pensarle tutte, e non sempre sai cosa sia giusto o no. Personalmente non ho mai perso l’ottimismo e la consapevolezza che prima o poi saremmo partiti, soli. Una dimensione ben diversa da quella alla quale ci eravamo affidati, la famosa ARC, o World Arc, che invece in modo triste e senza nessuna convinzione su quello che sarà, ci ha tradito, abbandonato e direi anche un po’ preso in giro.
Abbiamo lavorato per Ariel, ora come non mai la nostra unica dimora, che deve avere attenzioni e cure per portarci a casa; quindi a parte la carena, ora come nuova, hanno richiesto cure extra il turbo del motore, logorato da troppe ore a basso regime, ed il tensore della cinghia dell’alternatore, sapientemente riparati da Dominque, meccanico volvo, che conosce molto bene il modello di Ariel, casualmente lo stesso di molti pescherecci polinesiani; uno dei 4 frigoriferi che ci ha fatto tribolare per trovare una perdita del gas refrigerante e l’abbiamo convertito a air cooled da water cooled con l’aiuto di Mike, un inglese frigorista in barca in giro per il mondo. Il Gennaker ed altre bazzecole del rigging sono state sapientemente sistemate dal velaio di Tahiti. Incredibile come si incontrino con un po’ di fortuna tecnici capaci e volenterosi. La situazione di stallo decretata universalmente dal Covid ci ha aiutato, dato che senza di noi sarebbero stati senza lavoro.
Alla fine siamo davvero pronti per ripartire, aspettando che i confini si riaprano, e così sembra accadere. La flotta ora si è affievolita e siamo in 3 barche per certo che alle prime avvisaglie di riapertura aprono le proprie vele, prima per fare rotta a sud est di Tahiti, esplorando dentro e fuori dal reef le bellezze dell’isola, per fare rotta a Tahiti Iti, la piccola penisola selvaggia ed incontaminata a sud est, facendo tappa nella “laguna”, un hurrican Hole (porto naturale superirparato), dove vive uno dei più piccoli e suggestivi marina del mondo, e dove incontriamo un italiano solitario, bloccato dal covid, in attesa di tempi migliori, quando moglie e figli non hanno potuto raggiungerlo perché trattenuti in un aeroporto italiano a fine marzo. Impariamo a gestire le passe del reef corallino che separano lagune calme e turchesi dall’impeto dell’oceano, permettendo una vita quasi lacustre agli abitanti sorridenti.
IA RA NA (il saluto in polinesiano), un po’ come il nostro buon giorno, che immancabilmente, sorridendo, con un fiore tra i capelli, tutti pronunciano quando ti incontrano; ed un altro pochino di stile della vita dei mari del sud entra in noi, poco a poco, ma la vita nel marina di Taina, seppur salvifica nel dramma collettivo dell’arrivo, si allontana sempre più. L’alto commissariato di Thaiti il 18 maggio apre alle isole dell’arcipelago, e noi di Ariel, Milanto e Sea Lover non ci facciamo pregare e lasciamo gli ormeggi per fare vela verso Moorea, in una baia a nord, dove arriviamo il 19 maggio, con un tempaccio da far desiderare polenta e cappelletti, ma una volta superata la facile passe di ingresso, il cielo si apre a tratti, e tutto si illumina e prende vita. La pace degli ancoraggi all’interno della barriera corallina non ha uguali rispetto agli ancoraggi mediterranei. Il prezzo che si paga è la pioggia, costante, quotidiana, a volte violenta, ma breve, cui fa seguito la luce accecante del sole tropicale che tutto asciuga e tutto accende. La temperatura dell’aria non scende mai sotto i 28 gradi, così come quella dell’acqua, tanto che viviamo scalzi e con due paia di pantaloncini che si turnano, come due t-shirt.
Questo il nuovo inizio, che parte da Moorea, la perla verde delle Isole della Società. Domani la gireremo in e-bike, mentre Ariel riposerà sorniona sulle sue due ancore, dato che si prevedono 3 giorni di un violento sud est, che qui è un po’ come il maestrale da noi. Lo chiamano Maramu, da cui il grande velista e costruttore Henry Amel diede il nome ad una sua famosa barca, icona della navigazione oceanica, il Super Maramu. Una nuova avventura sta cominciando, senza più ARC, senza più Briefing, Party, cocktail, gite organizzate, ma soli dall’altra parte del pianeta, per riprendere una lenta rotta verso ovest, ogni giorno sempre più dentro il cuore di questo angolo di mondo. E’ ormai notte e come da previsioni il vento è arrivato, rafficoso, forte e fresco, mentre il generatore eolico ci tiene cariche le batterie, e la croce del sud brilla in un cielo infinito, quello che più di tutto accompagna la notte è la voce dell’oceano che frange sul reef in un moto di infinita e pura energia.
Alla prossima con le avventure della nuova flotta.
Ariel con Paolo e Cecilia
Milanto con Valerio, Lorenzo, Mark e Amancio
Sea Lover con Daniel, David e Luca
Laura IV con Pino e Michele
e forse….
Influencer, Amazing Grace, Celtic Star e Verbena, che ricorderete dalle precedenti scorribande con l’Arc, ma che ora, molto probabilmente si uniranno a noi per le prossime tappe verso ovest.
Troverete le nuove foto della ripresa del viaggio nella Gallery.
seguiteci! e se i voli riapriranno, come è previsto che sia, non esitate a contattarci per venire con noi!
Paolo & Cecilia